Problemi al turbo: il surriscaldamento dell’olio

I danni o le rotture al turbocompressore sono frequenti e avvengono per via di alcune cause: a volte questo avviene per una richiesta di elevate prestazioni all’auto, per l’elevata velocità di rotazione delle componenti mobili o per dei difetti di installazione.

La causa più comune della rottura del turbocompressore è comunque il surriscaldamento dell’olio, che avviene proprio per gli elevati sforzi richiesti dal motore. Questi tendono ad alterare il lubrificante, portandolo a essere meno vischioso e a far collidere le componenti del motore. Il risultato? Danni anche molto costosi al motore.

In questo breve articolo, affronteremo il caso dei motori PSA 1.6 HDI, altamente sofisticati per garantire grande potenza a basse emissioni. Questi motori diesel sono stati installati su alcuni brand di auto quali Mazda, Volvo, Peugeot, Mini e poche altre.


Un motore che richiede il migliore lubrificante

Il motore PSA 1.6 HDI è stato pensato per essere performante anche a temperature elevate. Per questo motivo, è richiesto l’uso di lubrificanti specifici che resistano a un calore che potrebbe raggiungere anche gli 850 °C. Il rischio, altrimenti, sarebbe quello di alterare le caratteristiche organiche del fluido, generando residui che potrebbero ostruire i tubi in cui lo stesso scorre e di smettere di garantire la lubrificazione ottimale.

Questi moderni motori, inoltre, sono dotati di un filtro dell’olio nel tubo d’ingresso e di uno scambiatore di calore nel filtro stesso. L’obiettivo è appunto quello di mantenere il motore performante anche ad alte temperature senza impattare troppo sull’ambiente.

Tuttavia, questo sistema diesel moderno presenta un rischio: se il motore viene fatto funzionare con un livello di olio troppo basso, potrebbero generarsi residui carboniosi nel fluido che andrebbero a danneggiare altre componenti o a ostruire le tubature. Infatti, questo evento si è verificato all’uscita della prima serie di motori con coppa dell’olio da 3,5 kg. I danni riportati alle componenti dei motori sono tutti da ricollegare a una lubrificazione inefficiente e si è giunti alla conclusione che la coppa dell’olio sia troppo poco capiente per garantire le elevate performance del motore senza rotture.

In questo caso, la componente che mostra per prima i segni di deterioramento è il turbocompressore, poiché esposto a un elevato e rapido numero di giri che ne velocizzano l’usura. A peggiorare questa situazione, concorre il fatto che sia molto difficile rimuovere questi residui carboniosi e recuperare quindi tutte le componenti del motore.

Intervento in officina per danni al motore turbo

Quando si verifica un danno al motore legato al surriscaldamento dell’olio, l’officina dovrebbe intervenire attraverso una serie di procedure:

  • sostituzione del tubo d’ingresso dell’olio e dei raccordi
  • rimozione e controllo della pompa dell’olio
  • pulizia o sostituzione del filtro dell’olio
  • rimozione e pulizia dello scambiatore
  • rimozione e pulizia dell’intercooler
  • controllare il sistema di scarico
  • sostituzione di eventuali guarnizioni danneggiate o bruciate.


Per rimuovere i residui carboniosi dal motore, inoltre, si consiglia una particolare procedura:

  • posizionare il turbo sul motore scollegando il tubo di ritorno;
  • collegare un tubo di ritorno più lungo, avviare il motore per un minuto e controllare l’efflusso;
  • misurare il volume dell’olio che dovrebbe essere di tre litri.


Questo test va ripetuto più volte, per poi portare il veicolo a percorrere una cinquantina di chilometri prima della sostituzione del filtro. In questo modo, è possibile ridurre una consistente quantità di residui carboniosi dal motore e limitare eventuali danni al turbocompressore.

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