Filtro antiparticolato: cos’è e come prendersene cura

Il filtro antiparticolato è un dispositivo adottato per ridurre l’inquinamento dei propulsori sui motori diesel, in modo da adattarli alle sempre più stringenti normative sull’inquinamento.

Infatti dotando di filtro antiparticolato un motore diesel dall’Euro 4 in poi, si riducono notevolmente le emissioni di particelle di PM10.


Come è fatto

Di primo acchito il Dpf (diesel particulate filter) è simile a un catalizzatore: un monolite ceramico costituito da piccoli canalini attraversati dai gas di scarico. Qui, però, diversamente dai catalizzatori i condotti sono chiusi a un’estremità, così mentre i gas possono passare attraverso la porosità delle pareti, il particolato viene trattenuto all’interno, ripulendo lo scarico dalle polveri. Quando, a intervalli diversi secondo l’auto e l’uso, ma in media attorno a 500 km, l’accumulo delle particelle nel filtro raggiunge un livello prestabilito, s’innesca un processo di pulizia automatica detto rigenerazione.


Come funziona la rigenerazione

In pratica, si tratta della combustione delle polveri stesse, che vengono trasformate in anidride carbonica e ossido di carbonio e per questo il filtro va portato a oltre 600°C. Per farlo, inizialmente si ritarda l’iniezione del gasolio, in modo da innalzare la temperatura dei gas di scarico, che a loro volta scaldano ulteriormente il catalizzatore ossidante a monte del Dpf. Per accelerare l’operazione, vengono inseriti utilizzatori elettrici di alto assorbimento quali il lunotto termico, in modo da aumentare il lavoro dell’alternatore e quindi del motore. Quando la temperatura del catalizzatore è sufficiente a innescare la combustione del gasolio, viene attivata la post iniezione in fase di scarico: Il combustibile così raggiunge il depuratore e brucia, scaldando ulteriormente il filtro antiparticolato fino a raggiungere la temperatura a cui s’attiva la combustione delle polveri, che viene mantenuta per il tempo necessario a completare l’operazione.


Come funziona il filtro antiparticolato?

Esistono diverse tipologie di filtro antiparticolato in commercio, in base ai motori di destinazione. Tuttavia, il funzionamento è lo stesso per tutti.

Il filtro antiparticolato viene posizionato a valle dei collettori di scarico, ed è fabbricato in carburo di silicio, il quale va a formare una trama ad alveare che ha il compito di intrappolare le particelle prima che raggiungano l’esterno.Una volta raccolte le particelle, il filtro antiparticolato raggiunge la temperatura di circa 400 °C, bruciando tutte le polveri raccolte. Questo processo porta alla combustione delle particelle che vengono trasformate in anidride carbonica e ossido di carbonio.

Nelle macchine più moderne, il dispositivo è collegato a un software che monitora lo stato del filtro. Altri modelli, presentano anche un sistema che aggiunge un additivo al carburante, il quale ha il compito di facilitare il filtraggio delle particelle, intervenendo direttamente sul gasolio.

Manutenzione del filtro antiparticolato

La pulizia del filtro antiparticolato avviene in automatico. Il processo prende il nome di rigenerazione. Per favorire questa procedura, ovvero il raggiungimento della temperatura ideale per bruciare le sostanze presenti nel filtro, è bene cercare di utilizzare marce basse e portare quindi il motore a un regime maggiore.

In alternativa, la pulizia del filtro è favorita dalle alte velocità, come quando si percorrono strade extra urbane. L’ideale per mantenere efficiente il filtro è percorrere periodicamente lunghi tratti, come quando si va in vacanza o per una trasferta di lavoro.

Il filtro antiparticolato intasato: cosa fare?

Può succedere che la rigenerazione si interrompa ad esempio per via dei numerosi spostamenti in città. In questo caso, si va incontro all’intasamento del filtro antiparticolato intasato che necessita di un intervento mirato.

È l’auto stessa a segnalare l’intasamento attraverso l’accensione di spie sul cruscotto. D’altra parte, il motore perde potenza, è lento a riprendere e anche a rispondere. Un altro segnale di intasamento è il fumo nero e corposo che esce dal tubo di scappamento.

La sostituzione del filtro antiparticolato potrebbe non risultare necessaria: se il sistema prevede l’uso di cerina, l’additivo di cui abbiamo parlato poco fa, sarà sufficiente recarsi in officina e chiedere di rabboccare il liquido. In alternativa, se il filtro non prevede l’uso di cerina, si può richiedere al proprio meccanico di fiducia di intervenire nella pulizia del dispositivo, la quale avviene spesso mediante l’uso di aria compressa.

La sostituzione si rende necessaria quando il filtro ha già percorso tra gli 80.000 km e i 200.000 km, in quanto dopo questo valore non è più in grado di completare la rigenerazione.

Il costo di queste operazioni varia in base al modello di auto e se si utilizzano dei metodi che escludono la pulizia forzata e la sostituzione.

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